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Il figlio del “desiderio”


Venerdì 25 maggio è stato presentato a Torino, al cinema Esedra, il film «II figlio sospeso» di Egidio Termine. La serata è stata promossa dal Forum delle Associazioni familiari del Piemonte, della provincia di Torino, dall’Ufficio per la Pastorale della famiglia dell’Arcidiocesi di Torino e dal Coordinamento interconfessionale «Noi siamo con voi».
Il film, distribuito da Mediterranea (www.mediterraneaproductions.it) tratteggia, con eleganza e misura, la storia di Lauro, che ha perso il padre Anturio quando aveva due anni. Non ha ricordi e sua madre Giacinta non ha mai rivelato nulla di quell’uomo, di cui il figlio ha invece un’immagine mitizzata e, di fatto, falsa. Lauro ha sempre avuto nel cassetto il bisogno di capire. Poi, un indizio gli fa credere come suo padre abbia avuto una seconda famiglia; di più, un altro figlio. Lauro si sente tradito, e per questo decide di indagare sul proprio passato per ritrovare la sua identità e ricevere l’amore di cui, anche se inconsapevolmente, sente la mancanza.
Presente in sala il regista, intervistato da Bruno Geraci, la proiezione è stata introdotta da Adriano Frascaroli, del Forum delle Associazioni familiari, e da Giampiero Leo, portavoce di «Noi siamo con voi».
Del film e del tema della maternità surrogata, che emerge chiaro tra le linee del racconto, Frascaroli ha sottolineato come questo argomento possa «essere percepito come divisivo ma noi non vogliamo esserlo; vogliamo proporre degli spunti di riflessione per accrescere la consapevolezza sul tema. Non è un film di rinuncia, di certo non è un film neutro, è un film che, senza evocare mostri, induce a riflettere sul particolare che il legame tra madre e figlio non può mai essere spezzato».
Giampiero Leo ha focalizzato la sua attenzione su tre domande suggerite dal film: «La prima: tutto quello che per la scienza è possibile realizzare, è anche automaticamente lecito? La seconda: siamo forse oggi una società solo di diritti e desideri, e se il diritto è ottenuto al di là delle ragioni oggettìve, compiendo delle forzature, non importa; dove, sovente, alcuni diritti che vengono presentati come universali sono possibili solo per i ricchi e i ricchissimi? La terza: può essere concepita una creatura quasi completamente privata delle proprie radici?». «Siamo allora qui, stasera», ha concluso, «non perché siamo contro qualcuno o qualcosa, ma perché siamo convinti come nell’essere umano ci sia una scintilla speciale, unica, che nessun potere economico, politico può soffocare. Siamo qui perché amiamo questa scintilla e vogliamo difenderla».
Alla fine della proiezione, il regista Egidio Termine ha ringraziato per gli applausi e per il calore dimostrategli dagli spettatori e, nello svelare alcuni particolari sulla preparazione del suo lavoro, ha sottolineato come un film si faccia soprattutto «per gli altri», perché «il film non appartiene a noi autori, è di se stesso, poi del pubblico, di ogni spettatore. E come per i figli: pensiamo siano nostri, che ci appartengano, e invece no».
Pietro Caccavo, La voce e il tempo, domenica 3 giugno 2018