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L’assegno unico per i figli


La nuova proposta ha una caratteristica che poi è alla base, come metodo, della “rivoluzione” adottata dal Forum: è «semplice e immediatamente comprensibile per tutti». E dunque: per ogni figlio 150 euro al mese (1.800 l’anno), importo crescente al salire del numero dei figli e, soprattutto, indipendente da ogni tipologia di reddito, familiare o Isee, e dalla condizione lavorativa dei genitori. «Esattamente come nel resto d’Europa», si sottolinea al Forum.
Un assegno estendibile oltre i 18 anni d’età e fino ai 26 anni (se studenti in regola con il corso di studi), incrementato se il figlio è disabile e passibile di un ulteriore aumento in caso di assorbimento delle attuali detrazioni Irpef. Esteso anche a incapienti, disoccupati, lavoratori precari e atipici, categorie ora escluse dagli assegni familiari.
Contestualmente, si andrebbe a ritoccare all’insù l’importo degli assegni familiari, sempre ad almeno 150 euro a figlio. Il costo dell’operazione? Presumibilmente sui 16 miliardi di euro. Per questo il Forum suggerisce anche un’eventuale introduzione graduale, partendo dalle famiglie numerose (da 3 figli in su). Sarebbe una formulazione che, rispetto a oggi, avvantaggerebbe soprattutto le classi medie, finora le più penalizzate.
L’importo degli assegni al nucleo italiani, infatti, «è in linea con quello degli altri Paesi europei solo per le fasce di reddito molto basse (sotto i 15 mila euro lordi a famiglia) – si legge in uno studio del Forum –; per il ceto medio (dai 50mila euro in su) cala paurosamente, mentre negli altri Paesi resta invariato». Il motivo? Perché in questi Paesi non dipende dal reddito, ma dal numero di figli. L’essenziale è partire, perché in Italia il declino demografico fa sì che ogni anno sparisca l’equivalente di una città di 180mila abitanti.
Fonte: Avvenire, 12 maggio 2019