Non è “l’ora dei cattolici” e neppure è rimasta confinata in un angolo, sebbene “all’epoca della firma del nuovo Concordato pochi avrebbero scommesso sulla tenuta di questo insegnamento, che oggi invece mostra di essere ancora vitale, con un tasso di adesione di poco inferiore al 90% nella media nazionale”. A osservarlo è la “Quarta indagine nazionale sull’insegnamento della religione cattolica in Italia a trent’anni dalla revisione del Concordato”, edita da Elledici con il titolo “Una disciplina alla prova”, a cura di Sergio Cicatelli e Guglielmo Malizia.
Il valore dell’insegnamento della religione cattolica risiede nell’opportunità di comprendere la storia e l’anima del Paese grazie allo studio di un elemento fondante, strettamente legato a cultura, società e arte, che ha accompagnato la crescita nei secoli, segnando l’identità collettiva e nazionale.
Interessante anche il profilo dell’insegnante di religione, che non risponde allo stereotipo “dell’anziano curato che fa catechismo a scuola”. Gli insegnanti di religione sono per la stragrande maggioranza laici. E se i docenti lamentano, tra i punti di debolezza, la “persistente confusione con la catechesi” (46,3% degli intervistati), gli studenti invece hanno le idee ben chiare e in meno dell’1% dei casi fanno la medesima equazione.
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