Dal 27 giugno scorso, da quando cioè è esplosa l’inchiesta di Bibbiano, in Italia si parla molto di affido familiare. E quando le parole sono troppe è molto facile che diventino tanto approssimative da risultare confuse. Parole a sproposito, idee confuse. Così che, per tante persone, affido è diventato sinonimo di qualcosa di incerto, sfuggente, un po’ losco.
Nei mesi scorsi qualcuno è arrivato a dire che l’affido è uno strumento in mano a giudici e servizi sociali corrotti per accontentare le ambizioni delle lobby gay. Ridicolo se non fosse tragico. Naturalmente non è quasi mai così.
Gli “affidi illeciti” di Reggio Emilia non c’entrano nulla con l’impegno silenzioso e positivo di migliaia di genitori che aprono generosamente la porta di casa per offrire una famiglia a un bambino in difficoltà. Inaccettabile il rischio di confondere il comportamento penalmente e umanamente agghiacciante – se i fatti verranno confermati – delle persone raccontate dall’inchiesta della Procura di Reggio Emilia, con quello di coloro che credono nell’affido come scelta buona e virtuosa.
Lo dicono le associazioni del Forum delle famiglie che da decenni portano avanti la battaglia silenziosa per affermare la necessità di rilanciare un istituto prezioso ma troppo spesso negletto. E sul nostro mensile “Noi famiglia & vita” – in edicola domenica 29 settembre con “Avvenire” – raccontiamo le loro storie.
Luciano Moia
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