
Ho partecipato a Milano, ad inizio novembre, alla Biennale dell’Accoglienza organizzata dal Forum nazionale delle Associazioni familiari.
È stata un’occasione preziosa per condividere buone pratiche, esperienze e politiche capaci di rafforzare la cultura dell’accoglienza, in un momento storico in cui i legami e la solidarietà familiare sono chiamati a rigenerarsi e a contribuire in modo decisivo alla ri-animazione della comunità e delle relazioni sociali.
Non teoria ma vita.
Famiglie che aprono la porta di casa all’affido e all’adozione, che generano una reciprocità reale, che trasformano il dono in fiducia condivisa, che si fanno “nido” per le fragilità e nodo per la coesione sociale.
In quei due giorni Milano è diventata un luogo in cui l’Italia che accoglie si lascia guardare. Famiglie, operatori, volontari, istituzioni, associazioni che, insieme, continuano a costruire percorsi di accoglienza ed umanizzazione.
Questa fotografia mostra nitidamente che non siamo di fronte a una “nicchia specialistica”, ma a un laboratorio vivo di società.
L’accoglienza, in tutte le sue declinazioni, restituisce più di quanto dona: rimette in circolo possibilità, fiducia, coraggio e fraternità quotidiana. È un avamposto di futuro.
Affido e adozione sono lo specchio più radicale di questo processo. Non c’è accoglienza senza un “noi”. Non c’è tutela dell’infanzia senza comunità. Non c’è crescita senza fiducia, senza il coraggio di esporsi all’altro. Per questo, l’accoglienza dice qualcosa che riguarda tutti: non solo le famiglie che accolgono, ma la stessa società di cui siamo parte.
La Biennale ha mostrato che questa possibilità è già presente. La collaborazione tra associazioni, realtà ecclesiali, istituzioni, enti locali dice che il Paese è più grande delle sue paure.
Se sappiamo fare alleanza, se abbiamo la volontà di mettere al centro i bambini e i ragazzi, la cura ricomincia. E torna a essere contagiosa.
E, dentro questa cornice, c’è anche una prospettiva che non può essere taciuta: la demografia. Il progetto della Biennale dell’Accoglienza nasce dal monito di Papa Francesco: «Natalità ed Accoglienza sono due facce della stessa medaglia».
Un Paese che smette di generare e di scommettere sui più giovani è un Paese che indebolisce il proprio destino. La cultura dell’accoglienza è una dichiarazione pubblica verso chi è considerato più fragile dichiarando fattivamente che “tu sei atteso, tu sei prezioso”.
È l’idea che nessuno si salva “in solitaria” ma che siamo legati da un destino comune che passa dalla cura delle relazioni e il bene di ognuno è qualcosa che ci interessa nel profondo.
Anche in Piemonte il Forum regionale delle Associazioni familiari ha deciso di fare la sua parte partecipando, grazie alle associazioni che lo compongono, al progetto C.A.S.A.: Comunità, Alleanze, Solidarietà, Accoglienza dedicato alla promozione dell’affido e dell’adozione.
Partiremo nel mese di marzo 2026 e ve lo presenteremo attraverso questa pagina.
Roberto Gontero, presidente del Forum Famiglie Piemonte
Pubblicato su La voce e il tempo di domenica 14 dicembre 2025 vocetempo_14122025_45-28
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