Il presepe fa parte da molti secoli, fin dal tempo di San Francesco nel 1100 circa, della tradizione storica, culturale, artistica e sociale oltre che religiosa del popolo italiano. La scuola è certamente uno dei luoghi più importanti per far conoscere e apprezzare dagli studenti tutto ciò che riguarda un patrimonio di valore inestimabile, che non va né ignorato né sottaciuto, ma illustrato e sostenuto.
Laicità della scuola non significa neutralità su questi aspetti fondativi del sapere e della proposta culturale da offrire ad ogni alunno. Il rispetto delle differenze, di cui sono portatori genitori e alunni provenienti da Paesi di diverse culture e religioni, non significa rinunciare ai propri valori nazionali, semmai vuol dire allargare le conoscenze e l’incontro con questi nuovi apporti.
Per cui se devo spiegare il significato del Natale, e quindi di un fatto concreto e di attualità che investe la vita delle famiglie e dell’intera nazione, non risponde al vero parlare solo della festa della vita o dell’albero, ignorando che al centro ci sta la nascita storica di un bambino che è Gesù Cristo.
Un evento, questo, non confinabile nell’ora di religione, ma che va conosciuto perché ha sue precise tradizioni culturali, artistiche e religiose come è appunto il presepe immortalato da quadri e pitture dei più grandi artisti della nostra storia e che investono l’oggi concreto del vissuto, lo si voglia o no, di gran parte del popolo italiano.
La scuola italiana deve dunque offrire ad ogni alunno tali oneste e vere conoscenze, affinché egli sappia interpretare il fatto del Natale correttamente e vivere con verità la festa che ne esprime il senso.
+ mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino
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